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venerdì 7 marzo 2014

Cosa ho visto in MasterChef Italia

Ecco Federico con il
libro di ricette MasterChef 




















La finale di Masterchef Italia offre molti spunti interessanti.
Uno di questi è di sicuro il vincitore, dai uno sfigato, diciamocelo sinceramente.
Personalmente tifavo per Enrica. Bellina nei modi, semplice e chiara, zero finzione e pochissima supponenza, cura dei particolari.
Almo invece - barese e banderas pugliese - old style, geniale nel rispettare le tradizioni con un pizzico di innovazione qua e là. In finale ci finisce, si, ma contro Federico.
A questo punto, tifavo per Almo, il meno peggio.

Il vincitore è il piemontese Federico.
Proprio vero che è difficile essere simpatico e chef, quindi devi mediare.
Quando Dio creò la simpatia umana su Federico usò la grattugina piccola per la noce moscata....

Eppur si vinse. Ha vinto, forse, per la maggior creatività. 100 mila euro in sticazzi di gettoni d'oro e la possibilità di essere sulla copertina di un libro di ricette.

Galeotto fu il dolce. La gara si è decisa nell'ultima portata, al dolcefinish.
Considerato da tutti uno sfigato - anche lo stesso Federico la pensa così - grazie a MasterChef dice di essere riuscito a fare una cosa che voleva fortemente fare lui.
Buon per lui, a me sinceramente faceva pena.

Purtroppo ci sono ancora tanti genitori old-style e sempre più genitori moderni che impostano un programma di evoluzione per il proprio figlio.
E tante volte ci si accorge, ma è troppo tardi, che si risponde alle attese dei genitori solo perché ci hanno martellato secondo uno schema che avevano in mente loro.
Grazie a dio i miei non hanno fatto così con me.

Come quando ho parlato con le mamme invece che i figli quando si faceva orientamento matricole...
Io parlavo con il figlio e la madre mi rispondeva e faceva domande.....

Spero che questo Post "salvi" qualche genitore (1 o 2) dalle proiezioni Doxa che facciamo "quasi" inevitabilmente....
Ah, Federico, in bocca al lupo e buona avventura.
Inizia a cambiare la montatura degli occhiali che nu te se po' vede'....


giovedì 6 marzo 2014

Un anno per Bergoglio



Anno Papale numero uno.
Sarò breve, come al solito.
Questo Papa piace molto e sempre di più.
Piace all'ateo comunista, al cattolico febbricitante, al catto-comunista spiritualistico, al catechista, al giovane o vecchio prete, alla donna casalinga, alla donna top manager, al giornalismo bieco, al tipo soldi spicci con il cane, al materialista, all'idealista, al finto moralista, al filo-americano, al filo-sovietico, a quelli di Lottai da Comunista, al popolare, ai vecchi che giocano a carte nei bar, agli ultras, ai negozianti, ai poveri, ai dimenticati da tutti.

Semplicemente perché è se stesso. Non ha bisogno di nascondere nulla di quello che è.
Ok, forse sto usando troppi accenti o relative.
E tutti quelli che dicono: "meglio papa Francesco che Benedetto". Benny XVI è stato talmente se stesso che ha preso la decisione che tutti conosciamo. Per me quelli che dicono così guardano solo il lato sentimentale della vicenda: guidare circa un miliardo di persone, con la responsabilità di essere l'unica religione rivelata...eh beh....!!!

Essere se stessi vuol dire che lasci spazio a qualcosa d'altro.
Abbiamo bisogno di persone così.
Da piccolini lo eravamo per natura, come quando ho spento la prima candelina.

Mario Jose Bergoglio spegne una candelina.
Ma non quelle elettroniche delle chiese moderne.
Questa è reale.



mercoledì 5 marzo 2014

Un giudizio su "La Grande Bellezza"











Ho visto "La Grande Bellezza" di Sorrentino.
Un film soprattutto strano, di quei film che non siamo abituati a vedere, un film che a tratti ricorda espressioni poetiche di Montale.

Ma un film strano proprio perché non è facile mettere assieme la contraddizione e la bellezza. Il tentativo di Sorrentino è riuscito secondo me.
Per alcune scene sembra scorrelato e sfilacciato, come se ci fossero dei fulmini a ciel sereno, queste sono le contraddizioni. E la bellezza viene principalmente evidenziata sotto forma di fotografie della città eterna con scene geniali da lasciare comunque stupito un incredulo spettatore. E poi la bellezza del corpo femminile fatto vedere in tutte le salse, con carrellata di minne eterne, quelle della Ferilli.

Non voglio svelare il finale ma questa contraddizione si vede maggiormente nelle ultime scene: nessuno è salvo da questa contraddizione. La suora, Jep Gambardella, il Cardinale, gli uccelli sul balcone.

Tutti cerchiamo la felicità. E nel film questo si vede, anche se ristretto al microcosmo della borghesia romana, fatta di sballo, droga, sesso, alcol, vivacchiare di facciata, cocaina.
E, non a caso, Sorrentino sceglie persone che hanno già tutto e sono stanche di avere tutto.
A un certo punto del film, il personaggio principale, chiede a un suo amico: "riesci a far scomparire anche me", riferendosi all'amico che fa scomparire una giraffa con un numero di magia.

In questo film, l'ennesimo certamente, si capisce cosa voglia dire "avere tutto ma perdere se stessi".
Ma Jep e la suora di 104 anni, verso la fine, come due rette parallele, saranno messi volutamente in contrasto.
Gli sguardi di Jep e della suora questa volta sono sereni, in pace.

Questo film non si può bollare semplicemente con "Non si capisce un bel niente".
Se vi piace stare nel mondo dei sogni andate a cagare guardando "Inception"; ah beh, e comunque non c'avete capito un cazzo.



Sargenisco

martedì 25 febbraio 2014

Il Ritorno del Re(nzi)













Ieri nelle aule che contano, Aragorn ha fatto il suo ritorno, del Re appunto.
Come nell'ultimo film della sega di Peter Jackson sulla saga di Tolkien,
il Matteo nazionale mano in tasca e grattatine di testa, sfoggia a braccio il suo discorso, a volte quasi ricordando un'arringa da principe del foro, italico appunto.

Aragorn Renzi ottiene la fiducia con un discorso contro il Sauron capitanato da nani a cinque stelle. A favore di Renzi ricordiamo gli immor(t)ali Elfi "Elfaniani" e gli Hobbit della Contea PD.

Il discorso è stato talmente lungo da poter far compagnia da Torino fino a Piacenza....

Ecco i passaggi iniziali del suo speech:
"(..) viviamo un tempo di grande difficoltà, di struggenti responsabilità e abbiamo la necessità di recuperare il coraggio, il gusto e anche il piacere di provare a fare dei sogni più grandi rispetto a quelli che abbiamo svolto sino ad oggi e contemporaneamente accompagnarli da una concretezza puntuale, precisa. 
(...) vorrei iniziare con una citazione della bravissima Gigliola Cinquetti: non ho l'età. E fa pensare che oggi davanti a voi siamo qui non per inseguire un record anagrafico, non per allungare di una riga il nostro CV, non per toglierci qualche soddisfazione personale: siamo qui a chiedervi la fiducia, e oggi chiedere la fiducia è un gesto controcorrente. (...) si fatica a dare fiducia nel rapporto quotidiano con le persone, con i colleghi di lavoro; le persone che stanno fuori da quest'Aula sanno che chiedere la fiducia oggi è sempre più difficile. Non va di moda la richiesta della fiducia."

Non tengo particolarmente a Renzi, ma come nel Signore degli Anelli, posso solo augurargli di avere una compagnia come quella dell'anello.
Compagnia, sulla carta debole e multirazziale, ma con uno scopo comune.
La distruzione dell'anello, vedi debito disoccupazione sistema burocratico crisi angoscia.....

In una compagnia così ci sarebbe il giusto spazio per l'iniziativa personale, per il contributo di ognuno, perché come dice Ron "non abbiamo (più) bisogno di parole" ma passiamo direttamente ai "periodi" concreti.

Rimbocchiamoci tutti le maniche,
Praticamente vorrei vedere in giro solo gente con la canotta antifiga.

La battaglia è appena cominciata.








GUARDA ANCHE:
Renzi ha girato la ruota
Renzi e il cambio in panchina




Paolo

mercoledì 19 febbraio 2014

Perché guardiamo Sanremo?












Ieri sera calcio dalle 20 alle 21. Bel match fino all'ultimo secondo.
Torno a casa devastato, mangio e poi divano a strafottere con un occhio alla tele e l'altro su Twitter.

Dai, Sanremo alla fine lo guardiamo (quasi) tutti, ma perché?
Uno spettacolo, certo, tanto e troppo pubblicizzato, certo,
intrattiene, certo, criticabile soprattutto, certo.

E poi ci sono cantanti che cantano, dubito.
La prima serata di Sanremo si può riassumere in 3 sillabe: CA-CA-CA.
Ovvero, Casta Carrà e Cat Stevens.
Tutto il resto non pervenuto.

Guardiamo il festival perché ci fa tornare bambini, esagerato.
L'Italia del dopoguerra, l'italia degli anni sessanta (con la i minuscola), insomma l'Italia dei nostri genitori - cresciuta a botte di tante mani in pasta e poco touchscreen - guardava Sanremo.
Idoli e superstars dell'epoca visti in un tubo catodico nella prima era delle televisioni a colori via cavo.
E infatti la rete è impazzita quando è entrata la Carrà, 71 anni ma a cifre invertite.

Noi siamo il frutto di quella generazione, almeno chi è sulla trentina deve ammetterlo.
Sarà riduttivo, certo.
Ricordo particolarmente serate in cui le canzoni facevano pena e facevano a botte con il playback; ricordo occhi stanchi che alle undici erano già socchiusi.

Non esiste il festival della canzone italiana, propriamente detto.
Come un buonissimo pranzo in un ristorante di Joe Bastianich.
Sanremo potrebbe essere simile ai grissini messi sul tavolo. Insomma ogni tanto ci dai e ti ricordi di mangiarli, magari solo all'inizio, il meglio è tutto il resto, i grissini non li guardi quasi più.

A proposito di grissini, oggi nasceva un gigante cinematografico italiano, un tipo particolare che è sempre stato se stesso, con una ironia innata e inspiegabile.
Fiato alle trombe, nasceva Troisi.
Forse l'apice della genialità italiana nel genere comico-drammatico.

Il mio blog si chiama Se Non Rido Non Vivo, chi mi conosce sa che non rido facilmente.
Bene, un prototipo di un film che mi fa morir dal ridere è "Non ci resta che piangere" del 1984 dove Troisi e Benigni vivono una fantastica avventura viaggiando indietro nel tempo.
Film geniale, da Oscar.

Ce l'avete quando Troisi cerca di spiegare a Leonardo le cose del futuro?
E se avesse dovuto spiegare il festival di Sanremo?
Il titolo del film non avrebbe perso di significato.


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@luterronpower

giovedì 13 febbraio 2014

Italia, paese di Santi


Siamo nella settimana dei santi più amati e odiati allo stesso tempo.
San Valentino per motivi sentimentaloidi e San Remo per motivi di emorroidi.

Il santo di Terni - decapitato sulla via Flaminia a 97 anni il 14 febbraio del 273 d.C. - è considerato in tutto il mondo il protettore degli innamorati.
San Remo non esiste come santo, ma Sanremo ha come protettore San Romolo, per cui prendetevala con lui al massimo.

Ebbene, diciamocela pure tutta.
La sete di consumismo a braccetto con la voglia di dare (e fare) spettacolo ad ogni costo abilitano a fare, a dire, a pensare, cose al limite della fantasia umana.

L'amore è una cosa seria, talmente seria, che basterebbe un secondo solo per dare senso a tutta la vita.
La TV è una cosa seria, talmente seria, che non basterebbe una vita intera.

Per cui albergatori, ristoratori, cantautori, porno-attori, editori, critici cinici e stitici, avanti con penna pizza cuori piccioni chitarre e mandolini...create pure la solita fiera del moralismo bieco e del finto perbenismo.
Io, il bacio perugina me lo mangio con attorno tutta la cartina.

Ciao proprio.


martedì 11 febbraio 2014

Oggi Edison vedeva la luce......


Edison con una moderna lampadina
con un modesto photoshop..........


















11 febbraio 1847.
Si presenta sulla scena un uomo che avrebbe speso la sua vita e le sue energie per la ricerca scientifica.
Edison, il super scienziato praticone sperimentale geniale, che partendo - come tutto del resto - dalle spalle dei giganti ha visto un pelino più lontano di altri.
Di lui il grande fisico Nikola Tesla, noto anche come "il santo patrono dell'elettricità", ebbe a dire:

"Se Edison deve cercare un ago in un pagliaio procede con la diligenza dell'ape nell'esaminare paglia per paglia fino a quando trova l'oggetto della sua ricerca. Ero testimone dispiaciuto di tale comportamento, sapendo che un po' di teoria e calcoli avrebbero evitato il 90% del suo lavoro".
Praticone instancabile e 'pancia a terra' il nostro eroe.


La fine del 1800 è carica di invenzioni, scoperte, concezioni avanzate, scienziati con le palle.
Edison ancora in tenerà età e parzialmente sordo, si passa le giornate al telegrafo e a soli 30 anni finisce su tutti i social network dell'epoca per l'invenzione del Fonografo.
Con il Fonografo si gettano le basi delle moderne audioregistrazioni, delle segreterie telefoniche, musicassette, CD e MP3.
"Mary had a little lamb" - Mary aveva un agnellino - è la prima frase registrata dall'umanità, la prima frase che si è potuta risentire.
E che fantasia, tra l'altro.

Il 4 settembre 1882 fu il primo al mondo a fornire energia elettrica a 60 utenti, 110 volt, vicino al suo laboratorio di Pearl Street a Manhattan.
Pensate cosa volesse dire essere i primi al mondo ad avere energia elettrica. Non esiste un paragone simile. Forse è come se adesso nel frigo di casa mia potessi produrre energia con fusione termonucleare o fusione fredda. Nello stesso anno, usando l'energia idrica delle cascate del Niagara, creò la prima centrale elettrica.

Insieme ad altri, con la sua aziendina, perfezionò e miglioro la prima lampadina a incandescenza.
Quindi, oggi ma 167 anni fa, vedeva la luce Edison e scusate il gioco di parole.
Edison morì nel 1931.
Nella storia della Scienza rappresenta uno dei pionieri dell'elettricità, del magnetismo, della propagazione delle onde, della radiazione luminosa, dell'auto elettrica, del cinema e moooolto altro ancora.

Due famose frasi di Edison racchiudono un genio all'opera, spinto dal desiderio del bello e del vero, ragioni per cui anche 100 anni dopo la sua mooooolto intensa attività un uomo così mi è contemporaneo.

"Riesce in tutto chi si dà da fare mentre aspetta".
"Il tempo è l'unico vero capitale che un essere umano ha, e l'unico che non può permettersi di perdere".



Guarda anche il mio post "Salgo sulle spalle dei giganti".

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@luterronpower

lunedì 10 febbraio 2014

Tutti come Mario Balotelli














La partita di sabato sera vedeva il Napoli contro il Milan.
Giornali e TV hanno immortalato - in tutte le salse - le lacrime di un ragazzo di 24 anni all'apice del successo mediatico/gossipparo/baristico.
Mario Balotelli, sostituito, si siede in panchina e poco dopo scoppia in un pianto inarrestabile.

A questo punto si salta sul carro e Barbaramente - alla d'Urso - tutti ci si lancia all'arrembaggio per spiegare la causa di questa farsa mandata in scena da questo n-esimo attore non protagonista con sceneggiatura non originale.
Sarà per la Pia, la Fico, "eh ma si loro abitano a Napoli", le decisioni importanti, la vita strana,  il calcio giocato, sul campo da leoni ma nella barca come "vita di pi", eccetera eccetera eccetera.

Comunque vada giudicato la panchina è stata il palco di uno spettacolo d'umanità.
La vita è unica, non si può vivere a compartimenti stagni.

Di questo ha bisogno il calcio? Di questo ha bisogno la TV?
Di questo si deve parlare per lo share, per i diritti tv, per i milioni di euro?

Siamo di fronte all'n-esima conferma che puoi guadagnare tutto il mondo, soldi sudati o no, donne vere o finte, macchine turbo sticazzi, case piene di tutto ma vuote di significato......e poi ci perdiamo i meglio....
noi stessi.

Quando la vita ci chiede il conto, le mance non le decidiamo noi.
Caro Balo, benvenuto nel Club, che non è solo il Milan.




Guarda anche il mio post su Cristiano Ronaldo "Un Pallone d'Umano"
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venerdì 7 febbraio 2014

Heidi: 36 anni e non sentirli




Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! non ci posso credere.
36 anni fa, 7 febbraio 1978, veniva trasmessa la prima puntata di un cartone animato che sarebbe diventato un cult degli anni '80, '90 e addirittura fino ai giorni nostri.
"Arupusu no shōjo Haiji", letteralmente "Heidi, la ragazza delle Alpi".

Son cose.
Per molti di noi è stato come Peppa Pig anche se con facce in prospettiva e non orizzontali.

Questo appassionante cartone animato - reso celebre soprattutto dalla sigla con le caprette che fanno ciao, dalla signora Rottenmeier e dal suo nonno con la barba bianca come il latte - ha attraversato indenne la computer grafica e l'animazione in 3D.
E poi soprattutto tanti cantanti, attori, scrittori e comici si sono ispirati alla storia della montanara amica degli animali.

Mi piace pensare che la mia generazione ha già dei figli che possono vedere gli stessi cartoni animati con cui i genitori son diventati grandi.
Mio papà dai 4 ai 14 anni non aveva neanche la radio.


Ti potrebbe interessare anche il post Povera Peppa Pig




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@luterronpower

mercoledì 5 febbraio 2014

Salgo sulle spalle dei giganti




Erano passati circa dieci anni dalla mela cotta in caduta libera.

Stava perfezionando metodi e approcci matematici, calcoli differenziali, logaritmi che avrebbero fatto impazzire studenti negli anni avvenire, lenti acromatiche, telescopi a riflessione, meccanica celeste.

In una lettera del 5 febbraio 1676 (338 anni fa) Newton scriveva al suo amico/nemico Robert Hookes una famosa frase medievale "Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle dei giganti".
Dopo la sua morte l'intera umanità è salita sulle sue spalle e ha visto molto più in là.

Circa 5 anni fa mi capita tra le mani un romanzo pesantissimo con massa a riposo di circa 2 kg, ai limiti della portata di peso delle mensole IKEA.
Il Cavallo Rosso di Eugenio Corti.

Un romanzo narrato con occhi di chi ha visto veramente. Voglio dire un seppur geniale Harry Potter - ma frutto della fantasia - è diverso da un romanzo dove anche i 5 sensi hanno preso parte.
E poi c'è il fattore cuore. Si scrive con le mani certo, si scrive con la testa, ma il cuore lo vedi proprio: è proprio quello il momento in cui lo scrittore lo senti come una parte di te.
Il momento in cui anche se i fatti risalgono alla seconda guerra mondiale, alla spedizione italiana in Russia, e poi oltre fino al dopoguerra, non riesci a toglierteli di dosso come una cazzo di maglietta bagnata dopo una partita a calcio sotto la pioggia.

C'è di tutto in questo libro. Certo, un libro che implica "mi prendo un mese e lo leggo".
C'è di tutto: dall'amore alla famiglia, dalla guerra fino alla sofferenza, si intuisce un bene per sempre, la voglia di vivere, il desiderio di bene, il perché della vita e forse anche il significato del mondo...

Oggi Eugenio Corti è morto nel più assoluto silenzio. Lui, uno dei pochi fortunati tornato sano e salvo.
Forse meritava il premio nobel.


Non ho fatto la spedizione in Russia ma ho visto più lontano perché sono salito sulle spalle di un gigante.




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@luterronpower

giovedì 30 gennaio 2014

Sunday Bloody Sunday e quel 30 gennaio















Nel 1992 ricevo in regalo il mio primo CD degli U2 che conservo ancora da allora.
Si chiamava Acthung Baby.
Avevo 14 anni, cresciuto a calcio stradale, bombe carta homemade, bici BMX anche per andare in bagno, musica di tamburelli nel DNA e videogiochi SEGA da bar. I tasti del lettore CD non erano touch.

La mia storia d'amore con gli U2 ha il suo Big Bang quando inizia la terza traccia con un riff spettacolare di The Edge. E fu One e fu mattina.

Dopo fu tanta roba copiata - non c'era internet, non c'erano muli o torrenti, il prestito andava per la maggiore. Da CD copiavo su musicassette con dolby e "occhio a quando finisce la traccia".

Scopro che la band faceva i primi passi alla fine degli anni settanta e che avevano già pubblicato altri 5 album. Me li faccio tutti con flebo giornaliere rompendo i coglioni perché le cuffie non le avevo e quindi, dopo tanti anni, posso dire che ho fatto conoscere gli U Due anche ai vicini cresciuti a botte di Pupo e Raffa Carrà.
Si apre un mondo. Mi imbatto in Sunday Bloody Sunday, uno dei capolavori dei suddetti, fatta di rabbia, cuore e speranza. Si trova in War (pubblicato nel 1983), il loro test d'ingresso - ampiamente superato - per accedere al già inflazionato mondo della musica internazionale.

La Domenica, quella brutta domenica. La domenica del 30 gennaio del 1972 quando l'esercito britannico piombò con i paracadutisti e aprì il fuoco su una folla di manifestanti uccidendone 14 e ferendone altrettanti.
Una delle pagine più drammatiche nella storia dell'Irlanda del Nord.
Bono Vox, la voce degli U2, nel '72 aveva undici anni.

Il testo lo scrive dieci anni dopo ma quel ricordo non si può cancellare.
Infatti, molti anni dopo dichiarerà: "...non è una rebel song ma è la reazione incredula e scandalizzata di un giovane, cresciuto con una madre protestante e un padre cattolico nella Repubblica d'Irlanda, di fronte all'odio e alla violenza che divide coloro che dovrebbero essere uniti nel nome di Dio".

Nel ritornello di Sunday Bloody Sunday la domanda "How long, how long must we sing this song?" - "per quanto tempo dovremo cantare questa canzone?" - si sente nuovamente nell'ultima traccia di War - "40" (cioè il Salmo 40 della Bibbia) - dove Bono canta più volte "How long to sing this song?".

Dopo molti anni leggo un pezzo mooooolto bello di un'intervista fatta a Bono: "A Dublino sono cresciuto ascoltando la collezione di dischi di mio padre: La traviata, Tosca, Il barbiere di Siviglia. Il nostro era un temperamento latino: furiosi di fronte a un’ingiustizia, amanti della vita, del buon cibo, del bere, dell’amicizia e della famiglia".

Caro Bono io sono cresciuto ascoltando anche la tua musica. Non mi sbagliavo.
Un piccolissimo momento di verità raggiunta e detta.





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@luterronpower

mercoledì 29 gennaio 2014

Ai mercati azionari piace la FIat Chrysler Automobiles











Le maiuscole nel titolo del post non sono messe a caso, ma immagino sia una cosa che abbiate pensato in molti.
Comunque la notizia di oggi è l'annuncio del nuovo colosso automobilistico Fiat Chrysler Automobiles con sede in Olanda.
Torino e Detroit non sono mai state così vicine come adesso.
Ovviamente questi annunci si portano dietro (o davanti) fuochi d'artificio e frasi da impatto più insentibili della storia. Un paio di esempi.

«La nascita di Fiat Chrysler Automobiles segna l’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia»
- John Elkan

«Il giorno più importante della mia carriera, dopo aver fatto un freno a mano in piazza Vittorio davanti ai vigili nella mia prima panda 30»
- Sergio Marchionne


Vedremo se il nuovo assetto societario e il nuovo acronimo porterà un po' di simpatia ai nostri amici americani che avevano creato il famoso Fix It Again Tomorrow per l'azienda autolesionistica automobilistica di bandiera.


Solo per amore alla verità il nuovo logo ha la sigla FCA e non FICA come nell'immagine iniziale.
Lo dico per tutti quelli a cui piacciono le macchine fiche.




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@luterronpower




Condividere e Social Network




















Oggi cari sargenischi della terra di mezzo apriamo una breccia di Rohan nella steppa desolata dei social network.
Non sono l'unico ad essere iscritto contemporaneamente a Google+, Facebook, Twitter e Linkedin. Molti lo fanno per lavoro, molti lo fanno per piacere o per dovere, alcuni cercano di sfondare come Social Stars, bloggatori da quattro soldi come il sottoscritto, alcuni per manie di grandezza e, per chiudere, sempre più numerosi/e quelli/e che fanno vedere tette, gatti e piatti....

Il tutto, in fondo, lo si fa per Condividere.
Con-Dividere significa letteralmente "dividere insieme", insomma possedere insieme, offrire qualcosa di proprio ad altri. Sta diventando la parola più utilizzata a scuola, all'università, sul lavoro, ovunque.

Certo, proprio qui sta il punto.
Si condivide tutto perché l'importante è "condividere". Non esiste un filtro per cosa condividere o meno. Foto, video, articoli, giochi, pagine web, pensieri. Nel 99% dei casi, quindi, condividiamo un indirizzo web.

Occhio però. Non sto dicendo che sia tutto inutile. Grazie ai social network sono state salvate molte vite colpite da terremoti o tsunami, oppure abbiamo ricevuto la notizia che aspettavamo da tempo, oppure abbiamo letto un pezzo che ci ha fatto ripartire o che ci ha fatto commuovere, oppure abbiamo rivisto quel video degli U2 o i 3500 goal in rovesciata della storia del calcio, e ancora ci siamo informati su quel posto che avremmo voluto vedere e che poi abbiamo visto, e abbiamo anche visto cose che ci hanno fatto sentire in un mondo dove tutto è a portata di mano.

Vorrei solo non accontentarmi del puro gusto di condividere.
Meglio, vorrei che si condividesse sì, ma non vorrei accontentarmi di chi condivide mille cose ma non condivide la principale.
E per farmi capire senza pretese
uso una frase di Pavese.


«Da uno che non è disposto a condividere con te il destino 
non dovresti accettare nemmeno una sigaretta».
- C. Pavese

Pavese non poteva pensare che in futuro le sigarette si sarebbero potute comprare online e che le sigarette elettroniche non si possono scroccare, per il momento.
Ma si capisce lo stesso.
E per chi non fuma, "non dovreste accettare nemmeno un link a una pagina web"....
E con questo mi son dato la zappa sui piedi.




Fossi in te leggerei anche questi post:



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@luterronpower